PIZZO STELLA (3.162 m)
L'ambiente della montagna, con la sua grandiosità e inaccessibilità, ha sempre colpito la fantasia e l'immaginario degli uomini. Migliaia di leggende e di miti - dall'Olimpo dei Greci al Sinai degli Ebrei, dal Qaf dei Musulmani al K'uen Luen dei Cinesi - vi collocano l'incontro con la divinità, incoraggiando, con ciò stesso, la spiritualizzazione dell'esperienza di montagna, in cui l'ascensione è normalmente intesa come "ascesi", purificazione, in vista dell'incontro con Dio. Forse per questo le cime delle montagne sono state sempre il luogo privilegiato della simbologia religiosa: se i tibetani vi seminano le loro "bande di preghiera" che il vento -. muovendo - offre agli dei, dalle nostre parti la croce consacra il punto sommitale di migliaia di cime.
Sta qui, probabilmente, vista anche la temperie
culturale da cui scaturiva nei primi anni Cinquanta, una delle radici dell'idea
- maturata nell'ambito del neonato Club Alpino di Cabiate - di collocare una
croce sulla cima del Pizzo Stella: una sorta di "consacrazione" della vetta le
cui radici religiose sono confermate dall'usanza - ad ogni ricorrenza almeno
quinquennale - di celebrare la messa proprio sulla cima.
Nonchè della "intenzione" esplicitata nella targa, saldata alla croce dieci anni
dopo, che la dedicava "a tutti i caduti della montagna": una sorta di offerta
propiziatoria per la loro salute eterna o - più laicamente - un commosso omaggio
al sacrificio delle loro giovani vite.
Certo, se l'approdo alla simbologia religiosa appariva quasi obbligato, non sono estranee - alla decisione di segnare l'atto di nascita della Sottosezione con una croce - anche altre motivazioni. Ad esempio la volontà di affermare, insieme, le capacità alpinistiche (quando la salita al Pizzo Stella era ancora una "impresa") e quelle organizzative degli alpinisti iscritti al nuovo gruppo appena riconosciuto. E, probabilmente, insieme con il disegno preciso da parte dei dirigenti di legare le giovani forze della Sottosezione in un progetto "collettivo" in cui identificarsi, anche il desiderio di fissare - non troppo lontano da casa - un punto di riferimento da considerare un po' come "casa nostra", una sorta di "enclave" del territorio cabiatese in partibus infidelium. Al punto che il Pizzo Stella è diventato davvero "la nostra montagna".
Come si sia addivenuti alla scelta della cima, e
perchè proprio il Pizzo Stella, è ormai difficile stabilire: probabilmente vi
hanno contribuito la conoscenza della Valle Spluga da parte dei primi cabiatesi
che, nell'immediato dopoguerra, avevano cominciato a "villeggiare" in montagna,
insieme con la probabile osservazione diretta della cima dello Stella dalle
vette del versante Ovest della Valle Spluga (Pizzo Quadro, Pizzo d'Emet) o
dall'Alpe Motta. Nè vi fu estranea, naturalmente, l'ovvia constatazione che il
Pizzo Stella fosse ancora privo di una croce sulla vetta.
Ma - a parte i motivi contingenti - la scelta cadde sul Pizzo Stella per due motivi ben chiari: da una parte si trattava di una vetta di 3.162 metri che, per altezza e rinomanza, poteva suscitare interesse nel mondo alpinistico; dall'altra parte, la salita alla cima - almeno in condizioni normali - era ed è accessibile a tutti.
Chi conosce la concretezza dei cabiatesi sa che
qualunque idea - quando sufficientemente condivisa - trova sempre tra di loro un
numero sufficiente di persone ed una quantità sufficiente di mezzi per essere
realizzata, o quantomeno avviata. Così, in quel lontano 1953, bastò lanciare
l'idea della croce sul Pizzo Stella per entusiasmare i soci del CAI e metterli
al lavoro. La croce venne realizzata, a pezzi, nelle officine Aldè. La
tradizione vuole che, nei giorni immediatamente precedenti alla partenza per
Campodolcino, la croce sia stata montata ed "esposta" sul sagrato della nuova
Chiesa di Cabiate ancora in costruzione, in occasione della sagra della festa
della Madonna, per venirvi ammirata dai concittadini e benedetta. Dopo di che,
nel primo pomeriggio di sabato 12 settembre 1953, un gruppo di oltre trenta soci
partì con un pullman della SAAB per Campodolcino. Alla chiesa del paesino erano
in attesa i muli, che portarono i pezzi di croce, recipienti per l'acqua e
sacchi di cemento fino al Rifugio Chiavenna all'Angeloga. Il pernottamento fu
vissuto quasi come una veglia.
Il mattino seguente - domenica 13 settembre - dopo la messa al rifugio celebrata da don Remo, tutti i partecipanti partirono alle 7.00 per la cima, accompagnati per un tratto dai muli con tutto il carico. Ma, invece di arrivare fino al grande nevaio, i muli si rifiutarono di proseguire appena dopo mezz'ora di cammino, giunti all'attacco della prima ganda. Fu quindi necessario caricarsi di pesi non indifferenti ben prima di quanto non fosse stato preventivato. Era spesso difficile mantenersi in equilibrio tra i massi enormi della ganda, sulla neve del ghiacciaio, sul ghiaietto della morena e - più su - sulle rocce instabili della crestina finale, reggendo uno zaino colmo di cemento, o una brenta d'acqua, o un pezzo di croce di 30 chili o un badile e una vanga tra le mani. Fu dura (ricordano i "pionieri") ma alla fine, ben dopo mezzogiorno, si potè dare inizio allo scavo, al montaggio ed alla cementazione della croce. Benedetta da don Remo e plurifotografata da molti presenti, da allora la croce è là.
"Durante la discesa - ricorda uno dei partecipanti di
allora - e appena lasciata Fraciscio alle spalle, v'è un tratto del sentiero che
scende a Campodolcino dal quale si vede l'ultima parte della piramide del Pizzo
Stella. Quella sera, voltandomi per caso, la scorsi e
distinsi un punto
luccicante: era la nostra croce che risplendeva nell'ultimo sole della bella
giornata settembrina. Ecco, mi dissi, ieri sera quel punto luminoso non c'era,
l'abbiamo portata noi lassù oggi stesso, con la nostra volontà, la nostra
fatica, l'abbiamo fatto...così, perchè ci siamo sentiti di farlo. Di fare, tutti
insieme, qualcosa di diverso dalle solite banalità quotidiane".
Nel 1981 - dopo 28 anni di intrepida resistenza - la struttura della croce cedette al gelo ed al vento. Fu necessario tagliarne la base e ricollocarla, leggermente più corta, a poche decine di distanza. I lavori di sistemazione (facilitati dall'intervento di un elicottero) furono per molti l'occasione di rivivere l'esperienza (e la fatica) dei primi "portatori". Nell'agosto del 1993 è stato rinforzato il basamento e la croce è stata riverniciata in argento.
Da quel lontano 12 settembre 1953, la croce sul Pizzo
Stella è sempre stata la meta d'elezione della sezione CAI di Cabiate. Tra le
tante gite da ricordare, memorabile è stata quella del 15-16 settembre 1973, nel
corso della quale ben 64 soci raggiunsero la cima, su cui concelebrarono la
Messa i due soci e amici don Renato Banfi e don martino Sironi.
Se dovessimo istituire una sorta di "Club del Pizzo Stella" sono certamente
centinaia i cabiatesi che potrebbero farne parte: quasi che la salita alla cima
rappresenti una sorta di completamento necessario al fatto di essere cabiatesi.